Una vita può proseguire “piena e appagata” anche dopo l’amputazione di un arto? Una domanda che può sembrare banale, eppure per molti resta una domanda esistenziale.

Gli incidenti motociclistici o automobilistici, gli incidenti sul sul lavoro o le malattie che portano all’amputazione di un arto, ogni giorno mettono tante persone di fronte a un cambio radicale della loro vita, mettendoli di fronte a interrogativi grandi ed esistenziali.

Ci sono però esempi di persone famose e meno famose, che hanno raggiunto ugualmente il successo e gli obbiettivi che si erano prefissati, affermandosi anche con handicap e disabilità.

Per il mondo della scienza pensiamo a Stephen William Hawking, e per chi non l’avesse visto, consigliamo la visione del film “La teoria del tutto“.

Per lo sport abbiamo invece Zanardi, Bebe Vio e Giusy Versace e molti altri, ma tutto questo il comprendere e superare un handicap non fa diventare nessuno un superuomo, un supereroe, ognuno deve fare i conti coi propri demoni, basti pensare al corridore australiano Pistorius e al suo tremendo crimine, che lo ha portato dagli allori della notorietà alla polvere della galera.

La nostra attitudine al cambiamento, la nostra relazione con la parte più intima di noi, sono ciò che più di tutto può determinare la qualità della nostra vita. Certamente di più delle nostre gambe e delle nostre braccia, possono i nostri sentimenti.

Certo, non possiamo negare che gli ausili, le protesi, le stampelle, i bastoni, non siano oggi elementi fondamentali per accettare la propria condizione.

Il modo di vedere disabilità e l’amputazione.

Ti propongo una analogia: negli anni settanta, avere un paio di occhiali era un piccolo dramma, erano ausili per una disabilità visiva, erano oggetti brutti e il simbolo di un handicap (visivo appunto).

Fa sorridere pensarci oggi, il nostro presente è immerso negli occhiali, da sole, da vista, da computer, di ogni stile, colore e fattura. Ecco un esempio felice di come un ausilio abbia aiutato nell’accettazione di un limite.

Anche in questo caso è certamente la nostra serenità interiore, la capacità di cercare un confronto con gli altri più che di volere essere “migliori degli altri” che ci aiuterà ad avere una vita piena a prescindere dal numero di arti o dal tipo di condizione fisica che viviamo, ma di sicuro gli ausili di qualità e tutto ciò che di bello ci circonda sono un aiuto ad una relazione positiva con il mondo intorno a noi.

Sulla base di questa riflessione, e tornando alla domanda che ci siamo posti inizialmente, possiamo certamente dire che le condizioni fisiche sono un tema importantissimo, ma non il più importante per comprendere la qualità della vita, per comprendere noi stessi, per essere appagati nella nostra esistenza, e ogni elemento può essere importante, perché possiamo essere disturbati da dell’immondizia buttata a terra come da una stampella brutta e rumorosa, dalla mancanza di un sorriso che ci saremmo aspettati, come dall’appoggiarci su un bastone scomodo.

E in questo senso vogliamo tornare a parlare di quanto un ausilio sia importante , e non solo per la sua efficacia, ma anche nella sua bellezza, che è parte integrante della sua efficacia, in quanto ci consente di accettarlo di più e meglio, esattamente come è successo per gli occhiali.

Una cosa che personalmente ho sempre compreso poco, è come mai ci sia sempre stata così poca attenzione ad ausili ortopedici come bastoni e stampelle. Se ci pensate siamo passati dalle classiche stampelle ascellari, ai bastoni canadesi, ai bastoni ortopedici (per chi deve scaricare circa il 20% del suo peso corporeo, dopo di che meglio fare uso di stampelle, senza che l’idea che tali oggetti potessero essere anche esteticamente belli , ci sfiorasse minimamente. Diamo quasi per scontato che gli ausili ortopedici siano per definizione brutti.

Nuovi ausili per la disabilità

Per fortuna oggi le cose stanno cambiando, ci sono ausili che sono stati selezionati per premi di design perché performanti, efficienti e finalmente belli!

È il caso per esempio di Tompoma, che ha modificato la tradizionale forma dei “bastoni canadesi” ottenendo un ausilio che alcuni chiamano “bastone con appoggio”, che oltre ad essere più performante, da un punto di vista psicologico ha un impatto emotivo molto differente, perché la sua armonia costruttiva fa sì che non venga subito associato ad una comune stampella, ma prevalga in primis la sua qualità estetica.

Quindi per tornare alla domanda iniziale e rispondere definitivamente, la risposta è: “Si! Una vita può essere piena e appagante con un arto in meno o con una disabilità”.

Ma tutto dipende da noi, come sempre, ma ciò che ci circonda può essere più facilitante, e la bellezza, in ogni settore, è un grande facilitatore, e siamo lieti di verificare che anche nel mondo degli ausili sta entrando prepotente il concetto di bellezza.