Stampelle e Mobilità: L’argomento che tratterò in questo articolo potrebbe sembrare banale a prima vista, poiché potrebbe ridursi a un semplice consiglio del tipo: ‘per mantenersi attivi, dovete muovervi
Ma la realtà è molto più complessa di così, e il mio obiettivo è andare oltre le solite frasi fatte per offrire una riflessione profonda e personale sulla condizione fisica di ciascuno di noi.
Spesso, nel caos della vita quotidiana, trascuriamo di prestare attenzione al nostro stato di salute fisica e all’elasticità dei nostri movimenti. Non ci rendiamo conto che una semplice rigidità muscolare o un piccolo fastidio articolare potrebbero essere segnali di un corpo che chiede più movimento, più cura e più attenzione. Mantenersi in forma non significa solo fare esercizio fisico intenso o seguire diete rigide, ma è un viaggio continuo verso la consapevolezza del nostro corpo, delle sue capacità e dei suoi limiti.
In questo articolo, voglio invitarti a riflettere sul tuo livello di attività quotidiana: quanto tempo dedichi davvero a muoverti? Senti che i tuoi movimenti sono fluidi e naturali o avverti rigidità? Conosci i segnali che il tuo corpo ti sta inviando? Parleremo dell’importanza di mantenere il corpo in movimento non solo per fini estetici, ma per vivere una vita più sana e piena. L’elasticità dei movimenti, infatti, non riguarda solo gli sportivi, ma è fondamentale per chiunque desideri invecchiare bene, evitare infortuni e migliorare la qualità della propria vita.
Rifletteremo insieme su semplici abitudini da integrare nella routine quotidiana per migliorare la mobilità, la postura e la capacità di svolgere le attività di tutti i giorni senza dolore o disagio. Non si tratta di cambiare drasticamente il proprio stile di vita, ma di fare piccoli passi verso una maggiore consapevolezza del proprio benessere fisico.
Sono giorni in cui assistiamo con ammirazione agli atleti di ogni condizione fisica impegnati negli sport più vari e impegnativi: sono le Paralimpiadi di Parigi. Una manifestazione straordinaria che ci mostra come la forza di volontà, la dedizione e il desiderio di superare i propri limiti possano abbattere qualsiasi barriera fisica o mentale. Questi atleti non sono solo sportivi, ma simboli viventi di resilienza e determinazione, accomunati da un obiettivo che va ben oltre la conquista di una medaglia: quello di prendere il meglio che la vita può offrire loro, ogni singolo giorno.
In ognuno di loro, vediamo qualcosa di più profondo del semplice spirito competitivo. Nella loro normalità, nella loro voglia di vivere, noi leggiamo emozioni e significati che parlano a tutti noi, indipendentemente dalle nostre esperienze personali. C’è chi vede in loro la pura “gioia” di muoversi e competere, chi percepisce un senso di “rivalsa” contro avversità che sembravano insormontabili, chi ammira il “coraggio” di affrontare sfide che molti avrebbero ritenuto impossibili. E poi c’è chi riconosce la “forza” di andare avanti, di non arrendersi mai, di trasformare ogni ostacolo in una nuova opportunità per crescere e migliorarsi.
Questi atleti ci ricordano che il movimento non è solo una funzione fisica, ma un’espressione della nostra volontà di vivere e di confrontarci con il mondo. Le Paralimpiadi ci insegnano che il corpo umano, indipendentemente dalle sue capacità o dai suoi limiti, può essere un potente mezzo di espressione e di libertà. Ci mostrano che dietro ogni gesto atletico, c’è una storia fatta di sacrifici, sconfitte, ma soprattutto di straordinaria determinazione e voglia di vivere appieno ogni istante.
Guardando questi atleti, siamo invitati a riflettere su cosa significhi davvero essere attivi e in salute. Non si tratta solo di possedere un corpo forte e agile, ma di trovare una motivazione profonda che ci spinga a muoverci, a impegnarci, e a non darci mai per vinti. Essere in forma significa molto di più che compiere movimenti perfetti; significa usare il nostro corpo come strumento per affermare chi siamo, per dimostrare che, nonostante tutto, possiamo ancora raggiungere i nostri sogni.
Così, le Paralimpiadi diventano non solo un evento sportivo, ma una lezione di vita, un richiamo alla resilienza che risuona dentro ognuno di noi. Guardare questi atleti ci fa capire che possiamo essere tutti protagonisti della nostra storia, imparando a muoverci meglio, in modo consapevole e rispettoso del nostro corpo, per abbracciare ogni giorno con una nuova consapevolezza di ciò che possiamo davvero ottenere.
Perché la vita è così: a volte normale, altre volte cattiva, ingannevole, o gioiosa… Ma è sempre il nostro sguardo che la definisce, che ne interpreta le sfumature e ne determina il significato. La vita non cambia, ma siamo noi, con i nostri occhi e la nostra mente, a darle il colore che desideriamo. Possiamo scegliere di vederla come una sfida insormontabile o come un’opportunità continua per crescere e migliorare. È una questione di prospettiva, di come decidiamo di affrontare ogni singolo giorno.
Il primo e probabilmente unico suggerimento che posso offrire a chi legge, e lo faccio con cognizione di causa visto che la mia disabilità è con me dalla nascita, è questo: siate gli atleti della vostra vita. Non importa quali siano le vostre condizioni fisiche, l’importante è avere un obiettivo, anche piccolo, e lavorare ogni giorno per raggiungerlo. Perché la vera vittoria non sta nel traguardo, ma nella determinazione di alzarsi ogni mattina e fare un passo in avanti, piccolo o grande che sia.
Non è necessario diventare atleti Paralimpici o eccellere in imprese straordinarie. Il successo personale può essere il semplice giro quotidiano intorno al palazzo, affrontare con coraggio le rampe di scale (se siete in grado di farle), o dedicare del tempo a una passeggiata al parco. Sono piccoli gesti che, ripetuti con costanza, costruiscono la nostra forza fisica e mentale, dandoci quella spinta per affrontare le sfide quotidiane.
Se poi le vostre condizioni generali di salute lo permettono, perché non pensare anche a un po’ di palestra? L’attività fisica non è proibita a chi ha un handicap; anzi, è un’opportunità per scoprire nuove abilità, migliorare la propria autonomia e sentirsi meglio con se stessi. Molti centri sportivi offrono programmi adattati alle diverse esigenze, permettendo a ciascuno di allenarsi secondo le proprie possibilità e condizioni.
L’importante è vivere una vita sana, e questa inizia con dei “sani propositi”. Decidere di muoversi, anche se in modo lento e graduale, è il primo passo per migliorare la qualità della nostra esistenza. Mantenere una dieta equilibrata, prendersi cura del proprio corpo, ascoltarlo e rispettarlo: questi sono gesti di amore verso noi stessi. Non importa la velocità con cui procediamo, ma la volontà di farlo.
Essere gli atleti della propria vita significa imparare ad accettare le proprie condizioni, senza rassegnarsi, e fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per vivere al meglio. Ogni piccola azione, ogni obiettivo raggiunto, ci rende più forti e consapevoli del nostro valore. Non serve arrivare primi, basta non fermarsi. La vera gara è con noi stessi, e ogni giorno è una nuova occasione per dare il meglio di ciò che possiamo essere.
Vedete, avere delle stampelle è un limite solo se si sceglie di viverlo come tale, solo se si pensa che possano definirci e limitarci. Ma la realtà è ben diversa: spesso, coloro che si appoggiano a stampelle o altri ausili riescono a compiere imprese straordinarie che vanno oltre le capacità di chi è fisicamente “normodotato”. È la mentalità a fare la differenza, non le condizioni fisiche. Conosciamo tutti persone che, pur non avendo alcuna disabilità apparente, non riescono a fare neanche la metà di ciò che un utilizzatore di stampelle, o meglio ancora di Tompoma, può fare se animato da piacere, voglia, e motivazione.
L’esperienza insegna che i limiti fisici possono diventare punti di partenza, non di arrivo. Essere attivi, raggiungere obiettivi, e vivere esperienze uniche non dipendono dalla perfezione del nostro corpo, ma dal desiderio di metterci in gioco, dalla forza di volontà e dalla capacità di adattarsi alle sfide.
Vi racconto un esempio personale per darvi un’idea concreta: sono stato in cima al Monte Rosa. Non ci sono arrivato perché “dovevo”, non c’era un obbligo, una necessità esterna che mi spingesse a farlo. L’ho fatto semplicemente perché “volevo”. Volevo provare quella sensazione di libertà, quella soddisfazione che solo le montagne sanno regalare. Così, ho trovato il giusto allenamento per prepararmi, con pazienza e determinazione, per riuscire nell’impresa. E se pensate che sia stato facile, vi invito a guardare il video
A quel tempo, non avevo ancora inventato le Tompoma, e vi assicuro che è stato faticoso. Ma è stata quella fatica a rendere tutto più autentico, più appagante.
La verità è che non conosco molte cose nella vita che possano dare una soddisfazione così profonda e un appagamento interiore autentico senza richiedere impegno, dedizione e sì, anche un po’ di fatica. Ogni successo, ogni traguardo conquistato ha un valore speciale proprio perché richiede di superare ostacoli, di mettere in campo tutte le proprie risorse, di sfidare i propri limiti, anche quelli mentali.
In sintesi: trovate un obiettivo che sia solo vostro, non importa quanto grande o piccolo sia. Che si tratti di fare una camminata un po’ più lunga del solito, di imparare un nuovo esercizio, di salire un gradino in più ogni giorno. Quello che conta è che questo obiettivo vi costi un po’ di fatica, perché è proprio questo che lo renderà significativo. E una volta raggiunto, spostate il limite un po’ più in là, guardate oltre, ponetevi una nuova sfida.
Nessuno meglio di voi può sapere cosa vi fa stare bene e cosa vi rende felici. Nessuno meglio di voi può inventarsi delle strategie per rimanere attivi, per sentirsi vivi. La vostra esperienza, i vostri desideri e la vostra determinazione sono gli strumenti più potenti che avete. Non aspettate che qualcuno vi dica cosa potete o non potete fare. Lasciate che sia il vostro cuore a decidere, perché alla fine, i veri limiti sono quelli che ci imponiamo noi stessi.